Ma lasciatemi qui nel mio pezzo di cielo ad affogare i cattivi ricordi...
Morte di un Poeta, Modena City Ramblers

martedì 16 settembre 2008

La libertà di pensiero

Ho parlato proprio nel mio primo post di questa utopica espressione, "La libertà di pensiero".
Per non mancare al mio impegno di ragazza fiduciosa nel cambiamento, mi trovo costretta a cancellare la parola "utopica" dal periodo precedente.
Negli ultimi mesi è uscito il nuovo libro di Paolo Villaggio, Storia della libertà di pensiero.
Credo che la libertà di pensiero REALE ed UNIVERSALE non sia ancora mai esistita, ma spero, voglio e lotto affinché un giorno si possa dire il contrario.
L'ordine è divenuto costrizione, dimenticando che l'ordine può essere prodotto solo dalla libertà, che pone se stessa come limite e dovere. La parola perde forma, perde importanza, perde la sua libertà di esistere. Ma è la parola che ci salva dalla caducità o ci fa annegare dentro di essa, a nostra scelta.
La parola è arte, emozione, spiegazione, richiesta, impegno o salvezza. Le culture, quelle popolari, cittadine o personali, hanno costruito i propri altari. Non dovrebbero negarsi a vicenda. Ma lo fanno.
Shhh.. Parla piano.
No, piantiamola di parlare piano e buttiamo fuori ciò che pensiamo, sbattiamolo in faccia al persone senza timore. Ma il timore supera il coraggio, supera il bisogno o la voglia di giustizia che ci anima, che fa la differenza tra il nostro vivere o il nostro sopravvivere.
Non accontentiamoci di respirare. Forse spesso si è già morti prima di morire, "tutto sta nella fretta di ridurre il corpo in polvere perché non occupi spazio" (D. Carlesi).
Non accettiamo con gli occhi socchiusi ciò che gli altri hanno scelto per noi, perché agli altri lo hanno imposto altri ancora, prima di loro. Non si tratta di libertà comportamentali, oppure dovremmo accettare anche guerre e omicidi. Quello è un discorso più complesso. Si tratta invece di poter parlare, esprimerci a gran voce, aver voglia di cambiare musica.
Che ci si possa guardare fuori, scegliere che cosa pensare e accettare ciò che hanno scelto gli altri.
Che ci si possa guardare dentro, anche le ferite, gli amori, i piccoli e i grandi sogni... Poterli gridare, senza paura né vergogna. Io me lo auguro.

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